Ogni caso clinico: un’opportunità di crescita

Un percorso formativo, contrassegnato da incontri importanti, per arrivare alla piena consapevolezza che  "la regola più importante nella chirurgia è la flessibilità e la capacità di adattamento alle condizioni che si presentano, del resto è come nella vita".

Dott. Marco Zagari

Il dott. Marco Zagari in questa nostra intervista “si racconta”, passando in rassegna gli incontri più importanti che hanno segnato il suo percorso formativo. Ci dimostra una grande passione e determinazione anche nell’approccio ad un caso clinico che sembrava davvero senza speranza ed invece…

Come ha scelto il suo percorso formativo in Oftalmologia e quale è il suo profilo professionale attuale?

Sono un oculista chirurgo, co-fondatore del Centro Europeo di Oftalmologia, nato su iniziativa di mio padre, il dott. Francesco Zagari. La mia passione per l’Oftalmologia l’ho ereditata proprio da lui, che è stato primario dell’Ospedale Cannizzaro di Catania ed è, purtroppo, scomparso prematuramente durante i miei anni di università. Ricordo ancora oggi le “scappatelle” in sala operatoria per spiare cosa facesse.

Ho potuto coltivare la mia passione per la ricerca in Oftalmologia, grazie al Prof. Alfredo Reibaldi, che è stato una guida morale e mi ha dato l’opportunità di approfondire questa disciplina e di svolgere stage presso vari ospedali e centri di ricerca in Italia ed all’Estero.

Durante il mio percorso di specializzazione, ho avuto l’opportunità di approfondire la chirurgia del glaucoma presso l’Ospedale di Udine con il Dott. Paolo Brusini. Successivamente ho proseguito la mia formazione con il Prof. Amar Agarwal in India, dove ho potuto conoscere la dottoressa Soosan Jacob, che mi ha fatto innamorare della chirurgia corneale, rendendo semplici concetti complessi, e che ancora oggi rappresenta un punto di rifermento importate per la mia professione.   Successivamente, ho continuato ad arricchire il mio profilo anche attraverso l’esperienza in missioni umanitarie, come ad esempio la missione “Progetto Vision 2016” in Nicaragua, dove ho eseguito interventi chirurgici “pole to pole” per migliorare la vista delle persone bisognose.

Attualmente, dirigo insieme a mio fratello Silvio, il Centro Europeo e continuo a dedicarmi alla ricerca e alla divulgazione scientifica nel campo dell’Oftalmologia. Le problematiche corneali mi hanno sempre affascinato ed il percorso formativo mi ha portato a fare incontri professionali che nel tempo si sono trasformati in vere e proprie amicizie, come con il Prof. Mazzotta, stimatissimo collega e amico.

Il mio obiettivo è sempre stato quello di offrire ai miei pazienti le migliori cure possibili, combinando l’esperienza clinica con l’innovazione tecnologica, e di contribuire allo sviluppo di soluzioni innovative e all’avanguardia.

Ci racconta un caso clinico inconsueto o particolarmente complesso, che è riuscito a gestire e risolvere?

La nostra professione, densa di responsabilità e decisioni cruciali, ci pone di fronte a momenti di svolta dove il percorso da seguire non è mai lineare, ed è per questo che spesso ci porta a dire “stop” quando la situazione diventa un presunto “accanimento terapeutico”.

Vi porto ad esempio la storia di un giovane uomo, di 53 anni, con una storia di chirurgie multiple (distacco di retina, cataratta, vitrectomia e 4 trapianti perforanti) in seguito a trauma perforante in occhio destro.

Si tratta del tipico caso in cui l’oculista chirurgo del segmento anteriore, si trova spesso impotente, anche perché, considerata la tipologia di caso clinico, il rischio di rigetto è un’evenienza certa in oltre il 90% dei casi.

Pur avendo fatto varie ricerche in Letteratura e richiesto il consiglio dei colleghi più esperti, non ero approdato ad alcuna soluzione che potesse essere risolutiva. Tutto ciò sino a quando il mio cammino professionale ha incrociato quello del Prof. José Alfonso dell’Istituto Fernández-Vega, che mi ha proposto di arruolare questo paziente tra i possibili candidati ad una EndoK pro, in alternativa ad un intervento di impianto di cheratoprotesi di Boston.

Si trattava del primo caso trattato in Italia e, durante una call, mi ha illustrato un nuovo concetto di trapianto di cornea, che poteva essere applicato in questi casi immunologicamente compromessi.

Si tratta di un “distanziatore” della membrana pre-descemetica in PMMA, la separazione meccanica genera una pseudocamera anteriore, indipendente dalla camera anteriore, che di fatto non viene alterata dall’impianto della cornea del donatore e della protesi.

Le criticità del caso sono state molteplici, la scelta dei diametri della protesi, la costruzione della tasca periferica, il diametro della cornea del donatore e la riuscita di una cheratoplastica lamellare profonda in esiti di cheratoplastiche multiple. Dopo aver predisposto un planning con l’ideatore della protesi abbiamo schematizzato gli steps chirurgici e proceduto alla chirurgia.

Il giorno dell’intervento è stato decisamente emozionante, con le ultime raccomandazioni del Prof Alfonso fino al termine della procedura chirurgica.

I controlli post operatori successivi hanno mostrato un gran successo, anche se, ad oggi, è estremamente prematuro parlare di successo chirurgico stabile nel tempo, ma sicuramente il follow-up potrà dare nuove risposte. La visione non viene influenzata dalla protesi, bensì essa conferisce una sorta di stabilità refrattiva data dal piatto in PMMA, a distanza di un anno circa sarà necessaria una procedura chirurgica per rimuovere lo strato descemetico ispessito ed opaco dove si è concentrata la reazione immunologica. Solo dopo la rimozione di questo si potrà parlare di stabilità di trattamento.

Il percorso, comunque, non è ancora completo: un ulteriore intervento sarà necessario per consolidare il successo a lungo termine, ma la direzione è tracciata verso un futuro di possibilità rinnovate.

Qualche suggerimento per i giovani colleghi che cominciano il loro percorso in Oftalmologia.

Il medico chirurgo non è tanto differente da un artista, invece di utilizzare un pennello, destreggia un bisturi o altro, come strumento di espressione della creatività, insieme alla passione e l’istinto. Ogni chirurgo è unico, ogni intervento è un’opera d’arte, unica nel suo genere ed è riuscita quando aiuta le persone nel migliorare la loro qualità di vita.

Coltivate la passione: l’Oftalmologia è una disciplina affascinante e in continua evoluzione. Amate la professione e siate sempre curiosi di conoscere nuove tecniche e scoperte, d’altronde l’amore prevede la conoscenza.

Sfruttate tutte le opportunità di formazione, stage e corsi di specializzazione disponibili. Mantenete un approccio umanitario e non perdete l’umiltà di imparare dagli errori, queste occasioni sono un dono importante da non sprecare, perché ogni errore porta un dono con sé a chi sa coglierlo.

Ricordate sempre che dietro ogni caso clinico c’è una persona con la sua storia, che ha bisogno di cure e supporto.

Divertitevi, trovate un equilibrio sano tra lavoro e vita personale. L’Oftalmologia può essere impegnativa, per questo scoprirete l’importanza del “work -life balance”, perché un grande professionista non si deve dimenticare di essere anche un Uomo e per farlo dovrà occuparsi di mantenere un ottimale salute mentale, emotiva, relazionale e fisica. Questo renderà il vostro viaggio un vero e proprio cammino di alti e bassi, che vi aprirà verso nuovi orizzonti. Affrontate le sfide con determinazione e impegno, sapendo che ogni caso clinico è un’opportunità di apprendimento e crescita professionale.

Mi hanno insegnato ed ho studiato regole ferree, durante i miei studi in medicina, ho avuto modo di ammirare con interesse tutta la chirurgia, ed ho capito che la regola più importante nella chirurgia è la flessibilità e la capacità di adattamento alle condizioni che si presentano, del resto è come nella vita. Ho fatto della mia professione un’arte e, come ogni artista l’unico limite che mi pongo è ciò che posso immaginare di fare. Quando si spengono le luci inizia lo spettacolo, come in un concerto si sente la musica nelle mani, allora sai che stai facendo bene.

In tema di trapianto di cornea vedi

Nella rubrica “Vi racconto una storia…”

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