Ampliare le nostre vedute

“Guardare migliaia di volte lo stesso intervento, effettuato da diversi chirurghi, non è tempo sprecato, ma è l’occasione per imparare tutto da tutti”.

Ampliare le proprie vedute e poi studio, dedizione e passione come “ingredienti” che devono accompagnare la formazione e la crescita professionale del giovane chirurgo. Questo emerge dal racconto del dott. Pasquale Napolitano, che ci presenta anche due interessanti casi, uno molto complesso e l’altro… piuttosto inconsueto.

Come ha scelto il suo percorso formativo in Oftalmologia e quale è il suo profilo professionale attuale?

Dott. Pasquale Napolitano

Ho 34 anni e sono un giovane chirurgo in forza presso la Clinica Mediterranea di Napoli. Attualmente mi occupo di chirurgia refrattiva, chirurgia della cataratta, chirurgia vitreo-retinica.

Ho avuto la fortuna di arricchire il mio curriculum formativo con un dottorato in Medicina Traslazionale e Clinica presso l’università degli Studi del Molise, dove mi sono interessato del microbiota intestinale e di come quest’ultimo influenzi l’andamento delle patologie oculari. Attualmente collaboro con l’università degli Studi di Napoli Federico II, dove mi dedico esclusivamente alla ricerca e in collaborazione con il Prof Costagliola, per primi, abbiamo riportato e studiato l’efficacia del trattamento coadiuvante con probiotici per patologie oculari particolarmente complesse, come ad esempio le uveiti.

Quotidianamente mi diverto a fare il chirurgo e ho il piacere di lavorare in una delle cliniche private\convenzionate più in voga del territorio campano. Grazie all’aiuto del Prof Orfeo e di tutto lo staff del reparto di oculistica sono riuscito ad affinare al meglio le mie doti chirurgiche fino ad ottenere un mio ruolo in sala operatoria. Mi ritengo molto fortunato, perché alla mia giovane età posso essere fiero di aver ottenuto i miei spazi, di essermi formato e di lavorare non solo in Italia, ma nella regione dove sono cresciuto, senza dover passare lunghi periodi all’esterno per cercare di spazio altrove.

Inoltre, sono particolarmente orgoglioso del mio piccolo paesino di provenienza, Brusciano in provincia di Napoli, dove affiancandomi a mio padre, il vero promotore della mia passione per questa materia, ci prendiamo cura di persone meno fortunate che hanno più difficoltà ad accedere ad interventi di chirurgia oculare, che ormai sono diventati routinari in città.

Ho avuto di frequentare il nostro ambulatorio di paese fin da piccolo, quando andavo allo studio con papà e gli chiedevo di spiegarmi come funzionasse l’occhio e cosa erano quelle strane foto in bianco e nero che sviluppava ed incollava meticolosamente.

Sono e sarò sempre molto orgoglioso delle mie origini e non nascondo che come sempre aiutare le persone più semplici è ciò che conferisce più soddisfazione e stimoli ad un giovane come me.

Ci racconta un caso clinico inconsueto o particolarmente complesso, che è riuscito a gestire e risolvere?

Vitrectomia per impianto di IOL a fissazione sclerale.

Uno dei casi clinici più complessi che ho dovuto affrontare è stato quello di un anziano paziente che a seguito di un trauma aveva riportato una lussazione della IOL in camera vitrea con conseguenti rotture traumatiche. Grazie all’aiuto del mio maestro, il Prof Federico Toni, sono riuscito ad eseguire con successo l’intervento di vitrectomia e asportazione del cristallino lussato con impianto secondario di IOL a fissazione sclerale. Quando ci apprestiamo ad operare occhi che hanno subito un trauma, la dinamica oculare è completamente diversa ed alterata e tutto può degenerare da un momento all’altro. Inoltre, l’impianto secondario richiede una grande conoscenza dell’anatomia oculare nonché una grande manualità nella gestione dell’intervento e delle eventuali complicanze che possono scatenarsi da gesti magari troppo frettolosi o avventati.

Tra i casi più strani che ho dovuto affrontare non posso esimermi dal citare i pazienti affetti da cataratta, operati durante la missione umanitaria in Burkina Faso, cui ho partecipato. In aggiunta a tutte le difficoltà che si possono immaginare nel dover operare con pochi mezzi casi disperati come quelli africani, si aggiungeva il fatto che in assenza di un riferimento medico sul territorio i pazienti si recavano dagli stregoni, i quali consigliavano di guardare nel fuoco al fine di poter sciogliere l’opacità del cristallino che annebbiava la vista e causava la cataratta. Ovviamente, non solo questo non sortiva nessuno degli effetti sperati, ma ustionava la cornea dei poveri malcapitati, rendendo ancora più complicato il nostro operato.

 

Qualche suggerimento per i giovani colleghi che cominciano il loro percorso in Oftalmologia.

In sala operatoria

Il suggerimento che mi sento di dare ai miei colleghi più giovani è quello di non disperare e di perseverare.
Non è sempre necessario lasciare casa e famiglia per cercare di imparare al meglio ciò che davvero vogliamo fare nella vita.
Studio, dedizione e passione sono la vera chiave e la perseveranza alla fine darà i suoi risultati. Molto spesso siamo attratti dal guadagno facile o dalla vita semplice, in realtà fare qualche sacrificio e spendere il tempo investendo su sé stessi è la cosa migliore che si possa fare.
Il tempo passato nelle varie sale operatorie a guardare migliaia di volte lo stesso intervento, effettuato da diversi chirurghi, non è tempo sprecato, ma è l’occasione per imparare tutto da tutti, perché credo che anche quando pensiamo di sapere tutto su di un determinato argomento o su di una determinata tecnica, vedremo sempre qualcuno che riesce meglio facendo diversamente. Questo dovrà essere lo stimolo a cimentarsi in qualcosa in cui non siamo bravi, lasciare il nostro porto sicuro per ampliare le nostre vedute.

 

In tema di chirurgia vitreo-retinica vedi:

Trattamento dell’infiammazione oculare dopo chirurgia vitreoretinica (oculistaitaliano.it)

 

Nella rubrica “Vi racconto una storia…”

Info redazionali

La nostra rubrica è aperta a tutti gli oculisti che sono interessati a raccontare un caso clinico ai colleghi e al nostro pubblico del web.

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