Occhio secco e tecniche di chirurgia refrattiva

A confronto gli esiti di SMILE e LASIK

Uno studio francese, realizzato in collaborazione tra l’Ospedale Nazionale Quinze-Vingts e l’Università di Parigi, ha preso in esame gli esiti in termini di dry eye della chirurgia refrattiva, mettendo a confronto la tecnica LASIK e la SMILE (Small Incision Lenticule Extraction).
Lo studio si proponeva innanzitutto di esaminare l’insorgenza di occhio secco, attraverso un controllo completo effettuato nel post-operatorio ad 1 mese e a 6 mesi, utilizzando il test qualitativo OSDI (Ocular Surface Disease Index), gli esami clinici (T-BUT, test di Schirmer I, staining corneale) e le misurazioni dell’osmolarità lacrimale, insieme ad una valutazione complessiva del grado di severità dell’occhio secco.
In parallelo è stata testata l’innervazione corneale con estesiometria corneale e imaging neurologico sub-basale utilizzando la Microscopia Confocale In Vivo (IVCM).
Con entrambe le tecniche si registrava una elevata incidenza di dry eye da lieve a moderato nell’immediato postoperatorio. Tuttavia dopo 6 mesi l’incidenza restava molto più alta nei pazienti trattati con la LASIK rispetto a quelli trattati con la SMILE, determinando nel primo gruppo un più frequente utilizzo di sostituti lacrimali a lungo termine. Anche la sensibilità corneale era meglio preservata con la SMILE, già un mese dopo l’intervento.
In conclusione la tecnica SMILE è risultata avere un impatto decisamente inferiore sulla superficie oculare e sulla innervazione corneale rispetto alla LASIK.
Questa minore invasività determina una più bassa incidenza di occhio secco e del conseguente deterioramento della qualità della vita dopo la chirurgia refrattiva.

Vedi l’articolo pubblicato nel n. 122 Ophthalmology.

Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile