1.3D bioprinting of a corneal stroma equivalent. Isaacson A et al. Experimental Eye Research. August 2018, 173:188-193.
Il trapianto di cornea costituisce uno dei trattamenti principali per i casi gravi di perdita della funzione corneale. La produzione di protesi corneali funzionali e sintetiche è una sfida interessante per gli scienziati di tutto il mondo. In tal senso il bioprinting 3D è una tecnologia emergente che può essere usata per produrre tessuti biologici per applicazioni cliniche. Lo studio mostra lâutilizzo del bioprinting 3D per la costruzione di tessuto corneale per produrre strutture corneali simili allo stroma corneale umano. I ricercatori hanno utilizzato un modello 3D digitale corneale umano esistente ed una struttura di supporto adeguata. Il bio-printing 3D è stato eseguito con un bio-inchiostro a base di collagene contenente cheratociti corneali incapsulati. I cheratociti hanno mostrato unâelevata vitalitĂ cellulare sia al primo giorno dopo la stampa (> 90%) sia al giorno 7 (83%).
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29772228
2. Genome-wide association meta-analysis highlights light-induced signaling as a driver for refractive error. Milly S. Tedja et al. Nature Genetics, 2018; 50 (6): 834.
Gli errori di rifrazione sono i disturbi oculari piĂš frequenti a livello globale. Questa meta-analisi di associazione genome-wide, effettuata su 160.420 partecipanti e replicata su 95.505, ha portato ad aumentare il numero di segnali indipendenti identificati per gli errori di rifrazione da 37 a 161 e ha rilevato unâelevata correlazione genetica tra europei ed asiatici (> 0,78). Gli autori hanno identificato come meccanismi preminenti la fisiologia delle cellule retiniche e lâelaborazione della luce. Lo studio identifica, inoltre, i contributi funzionali allo sviluppo dellâerrore refrattivo in tutti i tipi cellulari della retina neurosensoriale, dellâepitelio pigmentato retinico, dellâendotelio vascolare e della matrice extracellulare. I geni identificati implicano nuovi meccanismi, suggerendo lâidea che gli errori di rifrazione siano causati da una cascata di eventi retina-sclera luce dipendente.
https://www.nature.com/articles/s41588-018-0127-
3. Clinical Manifestations and Pathogenesis of Uveitis in Ebola Virus Disease Survivors. Yeh S et al. Ocul Immunol Inflamm. 2018 Jul 11:1-7.
A seguito dellâepidemia di virus Ebola (EVD) sviluppatasi tra il 2014 ed il 2016, migliaia di sopravvissuti allâEVD sono a rischio di manifestazioni oftalmiche, ad alto rischio di menomazione visiva, che vanno dallâuveite anteriore alla panuveite. Gli studi clinici condotti sui sopravvissuti allâinfezione, sui modelli animali e le indagini traslazionali, hanno permesso di comprendere la patogenesi della patologia oculare. In particolare, si ritiene che lâinfiammazione oculare osservata nei sopravvissuti allâinfezione comporti unâinfezione virale diretta, infiammazione ed edema tissutale. Questo articolo riassume lâattuale conoscenza sulle manifestazioni cliniche e la patogenesi delle uveiti nei sopravvissuti ad Ebola. Vengono anche discussi i punti chiave della ricerca futura, atti a svelare i meccanismi alla base dellâampio spettro clinico dellâinfezione.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29993303
4.Biomarkers and predictors for functional and anatomic outcomes for small gauge pars plana vitrectomy and peeling of the internal limiting membrane in naĂŻve diabetic macular edema: The VITAL Study. Iglicki M et al. PLoS One. 2018 Jul 11;13(7).
Lo studio multicentrico, condotto su 120 pazienti, indaga i biomarcatori ed i fattori predittivi per un esito visivo ed anatomico a lungo termine, in pazienti con edema maculare diabetico (EMD) sottoposti come trattamento di prima linea a vitrectomia via pars plana (PPV).
I risultati rivelano un significativo miglioramento funzionale e anatomico 24 mesi dopo il PPV primario, senza la necessitĂ di ulteriore terapia EMD (come trattamento intravitreale o laser maculare) entro il periodo di follow-up. Secondo gli autori, lâintervento chirurgico precoce e la presenza di fluido subretinico (SRF) rappresentano dei buoni predittori di un esito visivo positivo.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29995929
5.Recent advance of nanoparticle-based topical drug delivery to the posterior segment of the eye. Wang Y et al. Expert Opin Drug Deliv. Jul 9, 2018.
Il numero di pazienti affetti da patologie delsegmento posteriore dellâocchio è in aumento e, quindi, vi è una forte domanda di farmaci a rilascio efficace proprio nel segmento posteriore.
Lo sviluppo di un sistema di rilascio di farmaci basato su nanoparticelle offre unâopzione per superare i limiti dei sistemi di rilascio convenzionali, migliorando la permeabilitĂ del farmaco attraverso le barriere e consentendo di raggiungere il livello desiderato di farmaco nel tessuto bersaglio. Questo lavoro riassume i nuovi sistemi di somministrazione di farmaci (tra cui nanoparticelle lipidiche, liposomi, emulsioni) ed analizza i la possibilitĂ di utilizzare i ânanocarriersâ, attualmente in fase clinica di studiot per le malattie del segmento posteriore.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29985660
6. Change in eyelid parameters after orbital decompression in thyroid-associated orbitopathy. Hong Hyun Park et al. Eye 2018 (32): 1036â104.
Questo studio è stato condotto su 202 occhi di 109 pazienti affetti da orbitopatia tiroidea al fine di studiare i cambiamenti quantitativi nei parametri palpebrali dopo la chirurgia di decompressione orbitale. Gli autori hanno utilizzato fotografie digitali dei pazienti scattate subito prima e dopo la chirurgia di decompressione orbitale ed il grado di esoftalmo è stato misurato mediante esoftalmometria di Hertel. I parametri delle palpebre, analizzati con lâuso di un software personalizzato, includevano: distanza della pupilla dal sopracciglio inferiore (PBD), distanza margine-riflesso 1 (MRD1), distanza margine-riflesso 2 (MRD2), fessura palpebrale (PF), lunghezza totale della palpebra, lunghezza della palpebra superiore ed inferiore, area, area mediale, area centrale ed area laterale. Lo studio ha dimostrato che dopo lâintervento di decompressione si verificava una riduzione della parte laterale inferiore della palpebra (area laterale + lunghezza della palpebra inferiore). https://www.nature.com/articles/s41433-018-0022-6
7.Association Between the Cilioretinal Artery and Choroidal Neovascularization in Age-Related Macular Degeneration. Kiersten Snyder, MS et al. JAMA Ophthalmol. July 2018.
Lo studio si propone di indagare il ruolo della vascolarizzazione retinica nella patogenesi della neovascolarizzazione coroideale (CNV) nella degenerazione maculare legata allâetĂ (DMLE) avanzata. Per determinare se la presenza e la posizione di unâarteria cilio-retinica possa essere associata al rischio di DMLE avanzata, gli autori hanno associato gli occhi con unâarteria cilio-retinica ad una prevalenza di CNV inferiore, ad un punteggio inferiore di gravitĂ di DMLE e ad una inferiore incidenza di CNV a 5 anni.
Gli autori concludono che la presenza di unâarteria cilio-retinica è correlata ad un minor rischio di sviluppare CNV, ma non atrofia geografia centrale (CGA), suggerendo un possibile contributo emodinamico retinico alla patogenesi della DMLE neovascolare.
https://jamanetwork.com/journals/jamaophthalmology/fullarticle/2686391
8. Development and Evaluation of Diagnostic Criteria for Vogt-Koyanagi-Harada Disease. Yang P, Zhong Y, Du L, et al, JAMA Ophthalmol. 2018 Jul 5.
La sindrome di Vogt-Koyanagi-Harada (VKH) è una malattia di presunta eziologia autoimmune, caratterizzata da uveite granulomatosa cronica, bilaterale, diffusa e con coinvolgimento dermatologico, neurologico e uditivo. Non esistono ad oggi, per questa patologia, criteri diagnostici (DCV) ben definiti e al fine di determinarli gli autori di questo studio hanno esaminato le cartelle cliniche di 634 pazienti con VKH e 623 con uveite non correlata a VKH, provenienti dalla Cina meridionale. Inoltre, per validare i criteri diagnostici gli autori hanno valutato un ulteriore gruppo di 537 pazienti con VKH definita e uno di 525 pazienti con uveite non da VKH del nord della Cina. I DCV sviluppati e valutati nello studio hanno mostrato unâalta sensibilitĂ , tuttavia, essendo basati su unâanalisi retrospettiva, dovrebbero essere validati attraverso ulteriori studi prospettici su altre popolazioni.
https://jamanetwork.com/journals/jamaophthalmology/article-abstract/2686393
9.Dietary flavonoids and the prevalence and 15-y incidence of age-related macular degeneration. Bamini Gopinath et al. American Journal of Clinical Nutrition, 2018.
Questo studio esplorativo ha valutato lâassociazione tra lâassunzione di flavonoidi e la prevalenza e lâincidenza a 15 anni di degenerazione maculare legata allâetĂ (DMLE). Lo studio è stato condotto su una popolazione di 2.856 adulti di etĂ superiore a 49 anni, di questi 2.037 sono stati monitorati fino a 15 anni dopo ed inclusi rispettivamente nelle analisi di prevalenza e di incidenza. Gli autori hanno concluso che i partecipanti che consumavano una quantitĂ ?1 di arance rispetto a quelli che non ne avevano mai mangiato mostravano nei 15 anni un rischio ridotto di DMLE, suggerendo cosĂŹ unâassociazione indipendente e protettiva tra lâassunzione di flavonoidi nella dieta e la probabilitĂ di DMLE.
10. Scleral hypoxia is a target for myopia control. Hao Wu et al. PNAS July 2018.
La miopia è tra le principali cause di disabilità visiva. Gli occhi miopi sono caratterizzati dal rimodellamento della matrice extracellulare (ECM), i cui meccanismi di base sono sconosciuti. Lo studio ha rilevato che il segnale del fattore 1? (HIF-1?) ipossia-inducibile promuove la miopia attraverso la trans-differenziazione dei miofibroblasti. I trattamenti anti-ipossici hanno, infatti, impedito i cambiamenti molecolari associati a HIF-1?, sopprimendo la progressione della miopia.
http://www.pnas.org/content/early/2018/07/06/1721443115.long
Per leggere un breve approfondimento dellâarticolo scritto dalla redazione de lâOI, clicca qui https://www.oculistaitaliano.it/articoli/ipossia-sclerale-come-possibile-target-per-il-controllo-della-miopia/
Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile