PACG e estrazione del cristallino

L’estrazione del cristallino nella gestione del glaucoma primario da chiusura d’angolo può essere utile per  un controllo a lungo termine della pressione intraoculare.

Un report realizzato di un team di ricerca del National Eye Centre di Singapore supporta l’estrazione del cristallino nella gestione del glaucoma primario da chiusura d’angolo (PACG) al fine di un controllo a lungo termine della pressione intraoculare (PIO).
Questa indicazione risulta valida soprattutto in pazienti che presentano ipermetropia e un cristallino spesso e arcuato anteriormente.
La chiusura d’angolo costituisce un’importante causa di glaucoma nel mondo, con una prevalenza di pazienti (85%) in Asia.
È determinata da un’ostruzione del trabecolato da parte dell’iride, che induce un alterato deflusso dell’umor acqueo. Tutto ciò porta ad incremento della PIO e infine alla neuropatia ottica glaucomatosa.
Dal momento che il blocco pupillare è considerato la causa primaria del PACG, il primo approccio terapeutico è l’iridotomia periferica laser che serve a eliminare il blocco pupillare e ad allargare l’angolo.
Questo trattamento, però, può non aver successo, nel qual caso può essere valutato il ricorso alla facoemulsificazione del cristallino, da sola oppure combinata a lisi delle goniosinechie o chirurgia filtrante (trabeculectomia e facotrabeculectomia).
Gli Autori della ricerca, Sameer Trikha, Shamira A. Perera, Rahat Husain e Tin Aung, sostengono che tra i benefici di questo intervento ci sono l’apertura anatomica dell’angolo, la riduzione della PIO e un miglioramento della visione.
L’evidence base a supporto di questo intervento è aumentata sulla base di recenti trial clinici, studi caso-controllo e studi di coorte.
Nuovi elementi sono, inoltre, scaturiti dalle tecnologie di imaging, quali l’OTC del segmento anteriore, che sono in grado di fornire informazioni sugli aspetti meccanici sul ruolo del cristallino nella chiusura d’angolo, misurandone ad esempio spessore e curvatura.

Per approfondimenti vedi l’articolo pubblicato nel n. 2 2015 di Current Opinion in Ophthalmology

Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile

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