Infezioni della superficie oculare

Batteri “predatori” versus P. aeruginosa antibiotico-resistente

I ricercatori hanno sviluppato un nuovo metodo per eliminare i batteri resistenti agli antibiotici dalla superficie oculare tramite l’introduzione nell’occhio di un ceppo batterico che è in grado di “dare la caccia” ai microrganismi patogeni. La ricerca è stata presentata al meeting annuale dell’Association for Research in Vision and Ophthalmology (ARVO) che si è svolto dal 7 all’11 maggio 2017 a Baltimora.

Gli esperimenti condotti dai ricercatori sulla superficie oculare di coniglio hanno comparato la capacità dei batteri predatori, rispetto all’antibiotico vancomicina, di trattare un’infezione oculare sostenuta da un ceppo di Pseudomonas aeruginosa resistente a diversi antibiotici.

P. aeruginosa è un patogeno opportunista ubiquitario, che può diffondersi per contatto diretto o con superfici/soluzioni contaminate, ed è in grado di sopravvivere a numerose condizioni ambientali, anche avverse. P. aeruginosa, in campo oftalmico, può determinare cheratiti, ascessi sclerali ed endoftalmiti; inoltre, rappresenta la principale causa di infezioni oculari nei portatori sani di lenti a contatto sulle quali, producendo biofilm (una matrice polisaccaridica nella quale i batteri vivono in forma sessile protetti dagli agenti esterni), diventa difficile da eradicare anche mediante l’uso di soluzioni disinfettanti specifiche.

Lo studio presentato a Baltimora ha rilevalo una superiorità dei batteri predatori rispetto alla vancomicina in termini di: velocità di eliminazione di P. aeruginosa dalla superfice oculare, inibizione della guarigione della ferita e minore tossicità. I ricercatori hanno infatti osservato che mentre la vancomicina inibiva il processo di guarigione della ferita, i batteri predatori non lo alteravano per niente.

La crescente diffusione di microrganismi antibiotico resistenti rappresenta oggi un problema di salute globale e la vancomicina, usata nello studio come termine di paragone dell’attività dei batteri predatori, rappresenta ancora un antibiotico salvavita, in quanto è uno dei pochi attivi contro Staphylococcus aureus meticillino resistenti (MRSA), causa di importanti patologie nell’uomo. L’attività e l’efficacia di vancomicina, così come quella di altri antibiotici, va preservata evitandone il più possibile la somministrazione, quando è possibile, al fine di controllare l’insorgenza di ceppi resistenti. In questa ottica, l’uso dei batteri predatori rappresenterebbe un approccio innovativo e sicuro del quale presto sicuramente sentiremo parlare in maniera più approfondita.

 

Fonte

http://www.arvo.org/About_ARVO/Press_Room/Predatory_bacteria_kills_multi-drug_resistant_bacteria_on_eyes/

Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile

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