Biometria e successo dell’intervento di cataratta refrattiva

Il sogno di tutti i pazienti quando devono affrontare l’intervento di cataratta è un futuro libero dagli occhiali, sia per vedere da vicino che da lontano. In parallelo l’obiettivo del chirurgo oculare è fare il massimo perché il paziente possa godere della migliore qualità della visione oggi raggiungibile. A che punto siamo e dove stiamo andando? Nostra intervista a Giacomo Savini  

Per avere il massimo delle chance di raggiungere entrambi gli scopi si possono oggi utilizzare una serie di strumenti diagnostici, affinati in questi ultimi anni di rapidi progressi della cataratta refrattiva, primo tra tutti la biometria.
Per fare il punto sullo “stato dell’arte” di questa complessa disciplina abbiamo posto qualche domanda ad un super-esperto, il dott. Giacomo Savini, ricercatore presso la Fondazione “G.B. Bietti” per lo Studio e la Ricerca in Oftalmologia di Roma.

Quanto è importante la biometria nella selezione del paziente candidato ad un intervento di cataratta refrattiva con impianto di PC-IOL (Presbyopia Correcting IOL)?
G. Savini: L’impianto di lenti multifocali rappresenta la massima espressione della chirurgia refrattiva della cataratta. Il raggiungimento dell’emmetropia è di fondamentale importanza, in quanto anche un errore di 0,50 diottrie, sia ipermetropico che miopico, può limitare la soddisfazione del paziente, che sceglie questo intervento per ottenere l’indipendenza dagli occhiali. Ritengo pertanto che la biometria sia tanto importante quanto l’esecuzione dell’atto chirurgico, con una grande differenza: l’intervento nelle mani del chirurgo esperto presenta poche incognite, mentre il calcolo del potere della lente intraoculare è ancora fonte di sorprese refrattive imprevedibili. Studi pubblicati negli ultimi anni hanno riportato che circa il 20-25% degli occhi sottoposti a chirurgia della cataratta terminano con un errore refrattivo superiore alle 0,5 diottrie. Tale percentuale non può essere ridotta con le attuali formule di calcolo e deve essere ben nota sia al chirurgo che al paziente. A tutti i pazienti candidati all’impianto di lenti multifocali, per questo motivo, io anticipo che un “ritocco” con il laser ad eccimeri può essere necessario per correggere eventuali errori refrattivi. Se tale eventualità si presenta, il paziente non è sorpreso e si sottopone alla LASIK o alla PRK più volentieri.

Esistono parametri che ci consentono di correlare i parametri anatomici preoperatori con la performance visiva post-intervento?
G. Savini: Attualmente purtroppo non esistono dei parametri ben definiti. L’influenza del cosiddetto angolo K, dell’asfericità corneale, delle principali aberrazioni di alto ordine e di altri parametri non è ancora stata studiata in maniera sistematica ed è uno dei principali obiettivi che mi sono posto per le ricerche del prossimo futuro. Dobbiamo essere infatti in grado di predire la performance visiva a partire dalle misurazioni preoperatorie, in modo da sentirci più sicuri quando proponiamo al paziente l’impianto di lenti multifocali. Sarebbe utile per tutti poter escludere dall’utilizzo di tali lenti quei pazienti in cui le misurazioni preoperatorie suggeriscono un risultato insoddisfacente. Un primo dato sta comunque emergendo, almeno a livello teorico, ovvero l’influenza della profondità della camera anteriore. Uno studio da noi condotto alla Fondazione Bietti di Roma in collaborazione con Kenneth Hoffer, ed attualmente sottomesso al Journal of Cataract and Refractive Surgery, ha evidenziato che la distanza di lettura per vicino è tanto maggiore quanto più profonda è la camera anteriore dopo l’intervento. In altre parole, tanto più è lontana la lente intraoculare dalla cornea, quanto più il paziente deve allontanare ciò che vuole mettere a fuoco per vicino. Dato che, nella maggior parte dei casi, una camera anteriore profonda dopo l’intervento è tipica dei miopi, ne consegue che questi pazienti possono avere maggiori difficoltà a leggere per vicino con una lente multifocale. Questo fatto era già stato riconosciuto da Hoffer e Holladay, che avevano pubblicato nel 1991 un articolo in cui si dimostrava che l’addizione doveva essere aumentata in proporzione alla profondità della camera anteriore.

Che consigli possiamo dare agli utilizzatori di IOL EDOF per ottenere il target refrattivo atteso?
G. Savini: I consigli sono quelli validi per il calcolo di tutte le lenti: 1) misurare la lunghezza assiale con la biometria ottica o con quella ad immersione e non con quella a contatto; 2) escludere gli astigmatismi corneali superiori a 0,5 diottrie, considerando anche la superficie corneale posteriore. Per questo motivo è indispensabile avere una Scheimpflug camera che dia una misura dell’astigmatismo corneale totale; 3) utilizzare le formule più moderne: Haigis, Hoffer Q, Holladay 1 e 2, SRK/T. Evitare la SRK II; 4) ottimizzare le costanti per i propri strumenti. La tecnica che io tradizionalmente prediligo è la biometria ad immersione, associata ai SimK (ottenuti con il topografo Keratron della Optikon 2000). Con tale combinazione, le costanti per la Mini WELL sono: 5,39 (Hoffer Q), 1,61 (Holladay 1) e 118,82 (SRK/T). Risultati altrettanto buoni si possono ottenere con il biometro ottico Aladdin della Topcon: in tal caso le costanti sono 5,64 (Hoffer Q), 1,85 (Holladay 1) e 119,18 (SRK/T). Le costanti per lo IOLMaster, calcolate dal Dott. Carbonara di Roma, sono 5,26 (Hoffer Q), 1,48 (Holladay 1) e 118,67 (SRK/T); 5) utilizzare la Hoffer Q per gli occhi corti (<22 mm), la media della Hoffer Q, Holladay 1 e SRK/T per gli occhi medi (22-24,5 mm), la Holladay 1 per gli occhi medio-lunghi (24,5 – 26 mm) e la SRK/T per gli occhi lunghi.

Giacomo Savini
Ricercatore di profilo internazionale, si è laureato ed ha fatto i primi passi della sua carriera a Bologna.
Dal 2009 è ricercatore presso la Fondazione G.B. Bietti – IRCCS di Roma.
Nella pratica clinica si è focalizzato sulla chirurgia della cataratta e refrattiva.
Sul piano della ricerca il calcolo del potere delle lenti intraoculari rappresenta il campo di maggiore interesse.
Molto attivo sul piano delle pubblicazioni scientifiche, ha all’attivo oltre 100 lavori su riviste peer-reviewed.
Gli studi nel campo della biometria lo hanno portato a far parte dal 2007 dello IOL Power Club (www.iolpowerclub.org), club che riunisce i principali esperti mondiali di biometria (Hoffer, Haigis, Olsen, Shammas e Aramberri).

Leggi questo articolo in lingua inglese.

Per approfondimenti vedi la nostra rassegna sulla correzione chirurgica della presbiopia:
IOL innovative: il futuro è già domani
Le nuove IOL EDOF nella correzione della presbiopia
Nuovi orizzonti per la chirurgia della presbiopia
Presbiopia e crescita economica

Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile