Virus Ebola: cosa succede negli occhi di chi ha avuto la malattia?

Tre anni dopo l’epidemia di Ebola che ha colpito l’Africa occidentale i ricercatori hanno iniziato a capire come il virus rimane vitale fino ad un anno dopo l’infezione negli occhi dei sopravvissuti che sviluppano una forma di uveite. Circa uno su quattro dei sopravvissuti all’epidemia di Ebola, che si è sviluppata in Sierra Leone, soffre di un tipo di uveite che costituisce una delle complicanze più gravi e comuni dell’infezione e può portare alla perdita parziale o totale della vista.

Un recente studio pubblicato su Translational Vision Science & Technology (TVST) descrive come le cellule alla base dei privilegi immunitari di cui gode l’occhio sono anche le responsabili della mancata clearance del virus dal tessuto infetto. Lo studio spiega che i meccanismi generali che permettono al virus Ebola di persistere all’interno del corpo, dopo il recupero dall’infezione acuta, implicano interazioni tra il virus e le cellule dell’ospite quali: la moderata replicazione del virus e/o la limitata risposta immunitaria al virus. Infatti, l’occhio è caratterizzato da un privilegio di immunità, ovvero la capacità di limitare l’infiammazione, ed i monostrati di cellule epiteliali pigmentate sono i componenti chiave di questo privilegio immunitario oculare. Queste cellule sono infatti ricche di ligandi di membrana e fattori solubili che inibiscono l’attività infiammatoria dei leucociti; limitando però la risposta immunitaria, le cellule epiteliali del pigmento oculare possono anche promuovere la persistenza di microrganismi nell’occhio.

Il team di ricercatori ha introdotto il virus Ebola vivo nelle cellule dell’Epitelio Pigmentato Retinico (EPR), gli scienziati hanno così osservato che il virus si riproduceva facilmente nelle cellule mentre queste continuavano a svolgere la loro funzione di esprimere molecole che limitano la capacità del sistema immunitario di combattere l’infezione. La conseguente debole risposta immunitaria potrebbe essere responsabile della persistenza del virus vivo nell’occhio.

Lo studio, se da una parte spiega come l’occhio riesce a diventare un reservoir per Ebola e pone le basi per una maggiore comprensione della malattia oculare post-ebola, d’altra parte apre le porte a numerosi interrogativi e spunti di ricerca tra cui il principale potrebbe essere: perché alcuni sopravvissuti alla malattia portano il virus e sviluppano uveiti ed altri no?

Bibliografia

Smith JR et al. Translational Vision Science & Technology, 2017;6(4): 12.

Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile

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