VODCAST 2025 – trascrizioni – Ep. 1
Guardiamoci negli occhi
Ep.1 – Mosche volanti e problemi alla retina: cosa c’è da sapere
Perché noi vediamo questi corpuscoli che si muovono nel nostro campo di sguardo e che quindi non sono, come dire, degli elementi che ci aiutano a vedere meglio. Di fatto rovina i vasi del sangue.
Cioè i piccoli vasi del sangue che scorrono sulla retina, diventano come dei rubinetti che perdono la retina.
Che è la pellicola fotografica dell’occhio si stacca dal suo letto.
E la relazione che c’è tra un paziente, il proprio oculista, è fondamentale.
Maddalena Guiotto
Mosche volanti, parola strana per una patologia. Degli occhi volano, si moltiplicano, ma purtroppo non vanno via. Si tratta di una patologia legata alla degenerazione del vitreo, tecnicamente definite miodesopsie. Altre patologie con sintomi simili sono quelle a carico della retina. Ne parliamo oggi con il dottor Vittorio Piccardo, specialista in oftalmologia, e Carmelo Chines, direttore della testata L’oculista italiano. Il punto di riferimento per i medici, gli oculisti, i farmacisti e chiaramente per tutti coloro che sono affascinati dalla magia della visione. Benvenuti nel nostro studio Grazie. Grazie dottor Picardo.
Vittorio Picardo
Quali sono le patologie che hanno questi sintomi? Intanto è una sintomatologia fastidiosa. Le patologie investono sia l’umor vitreo che la retina. Perché? Perché noi vediamo questi corpuscoli che si muovono nel nostro campo di sguardo e che quindi non sono come dire degli elementi che ci aiutano a vedere meglio molte volte se sono grandi si confondono. Ci sta intanto una situazione naturale che può essere quella del paziente miope, un po’ come me e come lei che sto vedendo porta degli occhiali da miope, così come nelle persone più adulte. A questo punto mi riferisco a me che possono avere una cosa che si chiama distacco posteriore del vitreo. Poi potremmo spiegare meglio quel umore gelatinoso che noi abbiamo dentro il nostro occhio e che è attaccato dietro, dietro l’occhio, sul nervo ottico e davanti, davanti, dietro al cristallino. Con la vecchiaia squilibri, un po’ di idratazione e alimentazione, un po’ varie altre malattie possono creare dei problemi, per cui questo vitreo si sgancia da questo aggancio importante posteriore e comincia a muoversi. In questo caso potremmo parlare di mosche volanti, come dire benigne. Nel caso invece delle degenerazioni vitreali, nel miope appunto, diciamo che porta degli occhiali, così come i miei invece possono essere un segnale che in qualche modo devono attenzionare il paziente ad andare dall’oculista, un oculista italiano potremmo dire così se vogliamo sorridere per un momento, ma in effetti l’umore vitreo cioè quindi questo umore che sta davanti la retina può anche sporcarsi.
Mi sto riferendo per esempio a delle emorragie, un trauma, la pallina da tennis, la pallonata. Qualche cosa che può preoccupare sia la mamma per il figlio che va a giocare a calcio il pomeriggio, sia le persone che producono e fanno dello sport in maniera più agonistica, quindi la sintomatologia è apparentemente la stessa. Ma la genesi, l’origine di queste malattie, di queste situazioni possono essere nel vitreo stesso. Questo umore gelatinoso che sta qui, in questo spazio tra il cristallino e la retina, ma anche appunto essere lui il contenitore di qualcosa che si versa dentro, un po’ un rubinetto aperto, il capillare che si rompe e questa vasca che si sporca piano piano. Dopo questa piccola introduzione penso che forse possa essere piacevole per tutti quanti sentire anche il parere di un collega che si interessa da tanto tempo di queste patologie, sia della retina che del vitreo. Il professor Scipione Rossi, che è un collega che lavora qui a Roma, al quale io chiederei sicuramente come prima notizia come prima domanda importante per le persone quali sono appunto nello specifico queste malattie della retina e anche quelle del vitreo. In particolare mi vorrei riferire anche alle maculopatia come sono queste patologie come si dividono se c’è un timing anche per diagnosticarla e per poterle trattare.
Scipione Rossi
Grazie per la domanda, è molto interessante. Diciamo che il diabete, come tutti quanti sanno è una malattia che diciamo è legata al cattivo controllo glicemico. E come fa a rovinare la retina? Perché rovina la retina? E quali sono i fenomeni che si verificano all’interno della retina? Di fatto rovina i vasi del sangue, cioè i piccoli vasi del sangue che scorrono sulla retina diventano come dei rubinetti che perdono e quindi sono diciamo dei rubinetti che perdono del sangue, quindi, si possono vedere piccole emorragie che vengono fuori da questi rubinetti aperti oppure anche la perdita di trasudato cioè di liquido che si accumula nella negli strati retinici. Ovviamente, tanto l’uno quanto l’altro dei fenomeni che vi ho appena citato, se avvengono nelle zone centrali della visione sulla macula, diciamo così, si ottengono dei danni, si verificano dei danni che sono tantissimi. Quindi la terapia della retinopatia diabetica e della maculopatia diabetica, cioè quella che interessa il centro della retina del diabetico, consiste nel fare in modo che l’accumulo di essudazione, di trasudazione da questi vasi venga riassorbito il più presto possibile. Questo tipo di procedure quindi possono essere delle procedure che fino a un po’ di tempo fa venivano eseguite semplicemente con un trattamento con il laser, cioè si andava a chiudere questi rubinetti che perdevano diciamo così con il laser, ma il laser ovviamente produceva anche delle cicatrici, insomma, che potevano essere giuste in alcuni casi, ma se erano troppo vicine al centro della visione potevano rovinare la visione stessa.
Per cui nel tempo sono venute fuori le terapie intravitreali, cioè cosa sono le terapie intravitreali? Sono delle iniezioni di sostanze speciali che in realtà riescono, grazie all’effetto farmacologico che queste sostanze hanno, a far sì che l’essudazione, questa trasudazione, che si ha nella retinopatia e nella maculopatia diabetica, venga riassorbita, o quantomeno venga riassorbita, fino a quanto il farmaco dura l’effetto del farmaco stesso.
Dottor Chines torniamo alle mosche volanti.
Carmelo Chines
Sicuramente il nome non è il più idoneo per identificare una patologia, ma l’effetto è proprio quello di avere davanti l’occhio una mosca, un corpo che si muove e soprattutto in condizioni di luce chiara. Pensiamo magari guardando la neve, una parete bianca, anzi a volte si dice sempre guarda una parete bianca e e magari l’oftalmologo può capire quale differenza e quale soprattutto sofferenza può avere il paziente Perché vedersi passare davanti questi corpi non capendone l’origine? Perché appunto potrebbe essere magari anche un trauma giocando a calcio, cadendo dopo un incidente o un colpo di frusta, può capitare quello, quello shock a livello vitreale che distacca queste particelle e che iniziano a muoversi davanti al nostro, al nostro occhio. Questa è la sensazione. Ed ecco che cosa fare. Sicuramente non perdersi d’animo, ma trovare delle soluzioni, magari confrontandosi in primis con l’oculista e poi col farmacista e per trovare dei prodotti che possono ridurre l’incidenza di queste mosche volanti o noi consigliamo sempre una sana dieta mediterranea, un’idratazione importante perché comunque nel vitreo ci stanno quelle sostanze nel nostro corpo quindi più o meno paragonabili a delle cartilagini articolari dove comunque le vitamine derivanti per esempio dall’antocianidina possono essere quindi un estratto di mirtillo, piuttosto che altro, aiutano a stabilizzare questo vitreo perché, a tutti gli effetti, va rafforzato in maniera esogena quindi assumendo delle sostanze o comunque utilizzare degli occhiali da sole che abbiano dei filtri adatti, specialmente in condizioni di luce forte, quando si sta all’aperto, quando si porta a passeggiare il cane o anche quando si fa sport, perché comunque è importante da un punto di vista psicologico non pensare di essere dei malati, ma bensì delle persone che hanno scoperto qualcosa e e condividere questa presenza all’interno del nostro occhio e del nostro cervello.
Maddalena Guiotto
Certo perché ci sono sempre comunque delle ricadute nella vita delle persone quando c’è qualcosa agli occhi: quando non si vede bene cambia proprio anche la visione della vita
Vittorio Picardo
Dire che in fondo gli occhi finché non sono malati non sappiamo di averli perché è naturale aprire la mattina gli occhi vedere tutto ciò che ci circonda dall’orologio al telefonino, alla televisione, al giornale. Però quando poi hai un problema la paura diventa tanta.
Maddalena Guiotto
E allora, dottor Picardo il dottor Chines parlava .di questi sintomi. Allora ci aiuta a capire quando è davvero importante e urgente rivolgersi a l’oculista, quali sono i sintomi che sono un po’ questo campanello d’allarme.
Vittorio Picardo
Allora i sintomi abbiamo detto che sono queste mosche volanti come diceva giustamente il dottor Chines. E con questa sensazione che viene ancor più evidenziata all’interno di un ambiente molto luminoso, quindi quello esterno. Oppure nei confronti appunto di una parete chiara o comunque di una superficie chiara, come possono anche essere i fogli di carta, lo schermo di un computer. Ma queste mosche sono fastidiose come quelle d’estate? Sì, sono fastidiose, sicuramente, ma devono anche essere forse un campanello d’allarme. Sempre perché, come abbiamo detto prima, questo umore gelatinoso, questo umor vitreo è in perfetto contatto con la retina, quella membrana che di solito è paragonata alla pellicola di una macchina fotografica, recepisce il segnale luminoso lo trasforma in un segnale elettrico e lo manda, lo invia, lo trasporta fino al cervello, dove viene poi elaborato in una funzione superiore che è la nostra immagine, quella che noi vediamo, il suo viso, la mia mano, insomma qualunque cosa. Allora la risposta è vai sempre dall’oculista, È sempre meglio sentirsi dire non hai nulla piuttosto che Perché sei venuto tardi?
Perché? Perché in effetti queste sintomatologie di cui si parlava poc’anzi che sicuramente una dieta può aiutare ad avere come dire a combattere o comunque a bilanciare in qualche maniera così come l’idratazione possono invece essere il primo segnale di patologie molto più gravi che sono per esempio una rottura retinica in quel caso alle mosche volanti facilmente si aggiungono dei sintomi che sono dei lampi detti usiamo un’altra parola che viene dal greco fosfeni. In effetti tutta la medicina è molto contaminata, purtroppo, dalla etimologie delle parole che vengono dal greco e quindi i fosfeni, che possono essere appunto il segnale di un campanello d’allarme questa retina che comincia a strapparsi. E se questa retina si strappa sempre di più e si modifica diciamo nel suo rapporto con questo umore gelatinoso, questo benedetto o maledetto vitreo, ma insomma serve. In effetti si può anche arrivare a quei casi gravi che sono il distacco di retina quindi una patologia che purtroppo trasferisce il paziente da un ambulatorio oculistico o dall’essere davanti a una sorgente laser a un trattamento laser a una sala operatoria. Quindi, come vede, le situazioni possono cambiare dall’oggi al domani in poco tempo e in pochi momenti.
Nel momento in cui questa retina è distaccata che cosa si fa? È che il medico cambia il camice. Diciamo che invece che avere il camice bianco famoso della visita che vediamo in tutti i posti, mette la tutina verde, va in sala operatoria, mette i guanti e purtroppo deve obbligare il paziente a subire un intervento chirurgico. Allora sarebbe il caso che un altro collega giovane simpatico molto, come dire, votato a questo tipo di Chirurgia Tommaso Candian che lavora all’ospedale Sant’Antonio a Padova, possa aiutarci un pochino a capire meglio quelli che sono tutte le problematiche che ruotano intorno a una situazione di tipo clinico che è il distacco di retina che però ci richiede un passaggio in sala operatoria.
Tommaso Candian
Grazie dell’invito, grazie della possibilità di essere qua e grazie di poter parlare di distacco di retina che è una delle complicanze più importanti che possono avvenire nell’occhio che se non trattate tempestivamente possono portare a cecità. La retina che è la pellicola fotografica dell’occhio si stacca dal suo letto. Per trattare questa patologia abbiamo tre metodi. Il primo metodo è un trattamento conservativo para-chirurgico attraverso il laser, una piccola goccia di collirio. Il paziente non sente nulla. Abbiamo un laser che attraverso dell’energia termica va a cucire la pellicola fotografica in modo tale da riattaccare la retina. Se questo non avviene nelle prime fasi passiamo invece a un vero e proprio distacco di retina. Dobbiamo intervenire chirurgicamente. Ma qual è il bello del terzo millennio che questa chirurgia è diventata mini invasiva, altamente tecnologica. Usiamo dei microscopi dei sistemi tridimensionali e abbiamo due sistemi per attaccare. Il primo sistema è “ab esterno”, avvicinando l’occhio alla pellicola fotografica. Il primo sistema è attraverso un cerchiaggio o attraverso dei piccoli piombi di spugna sempre avvicinando. Se questo non è possibile, abbiamo un’altra tecnica più moderna che piace a noi chirurghi giovani e prevede, attraverso due piccole sonde estremamente piccole, più piccole degli aghi da insulina, di entrare nell’occhio, illuminare l’interno dell’occhio, asportare il materiale interno dell’occhio ed inserire dei mezzi tamponati come del gas o dell’olio di silicone che vanno a riadagiare la retina.
Maddalena Guiotto
Dottor Chines, ma allora dal punto di vista del paziente come fare?
Carmelo Chines
Allora posso dire come ho fatto perché anch’io sono un paziente e anch’io sono stato da un oculista italiano e devo dire che non è stata una presa di coscienza immediata perché, come dire, uno magari stando davanti al computer non sa se effettivamente un effetto collaterale o no. E e allora o su consiglio l’oculista ha utilizzato una lacrima artificiale, per diverso tempo, proprio per capire se fosse qualcosa magari può essere anche un ciglio che entra dentro l’occhio. Poi giustamente dalle prime interazioni ti chiedono: ma hai una sensazione di corpo estraneo e quindi dire sono stato guidato sia in presenza che in remoto a conoscere meglio. Secondo me la relazione che c’è tra un paziente e il proprio oculista è fondamentale e quindi quando ho scoperto questa presenza mettiamola così. Devo dire non c’era sempre, le consideravo quasi delle cose stagionali poi essendo una persona allergica quando starnutivo specialmente in primavera ed estate e vedevo queste cose che si muovevano… da quel momento in poi ho iniziato a prendere coscienza di quello che possono essere i rischi di sottovalutare questo, come dire, questo segnale quindi tutto quello che ci ha detto il dottor Picardo di espandere l’indagine. E sapendo riconoscere quelli che possono essere delle conseguenze inaspettate e che se il paziente non le conosce prima a cosa potrebbe andare incontro, senza panico ovviamente. Però questo è stato per me fondamentale in prima persona imparare un dialogo diverso col mio oculista e soprattutto iniziare a prendere degli integratori per fare in modo che il mio vitreo si irrobustisce. Ma ovviamente è la conoscenza la cosa più importante per noi pazienti in modo tale da potere proprio, come dire, rispondere in primis a noi stessi e conoscere cosa ci succede.
Maddalena Guiotto
Allora grazie ai nostri ospiti per averci spiegato l’origine delle mosche volanti, di questo disturbo davvero fastidioso, ma anche e soprattutto per averci dato dei consigli per come trattare questo tipo di problema e anche di riconoscere subito immediatamente quelli che sono i sintomi a cui fare attenzione, perché magari sono forieri di altri problemi come il distacco di retina, per la quale comunque ci sono sempre delle soluzioni. Nei nostri podcast guardiamoci negli occhi, cerchiamo sempre di dare delle risposte alle vostre domande. Lasciate un commento, rimanete connessi e alla prossima.