Eye Pills COVID-19 n. 7

La dilatazione dei vasi retinici può essere un indizio associato alla forma severa di COVID-19

Una ricerca dell’Ospedale “Luigi Sacco” individua nell’esame del fondo oculare un test utile nei pazienti con infezione da SARS-Cov-2.

Evidenze cliniche sempre più numerose e rilevanti dimostrano la capacità del SARS-CoV-2 di attaccare gli endoteli e indurre alterazioni importanti a carico dei vasi sanguigni di molti distretti corporei.

Questo coinvolgimento nell’infezione sembra riguardare anche la retina, come viene descritto nella ricerca svolta da un team italiano e pubblicata dalla prestigiosa rivista The Lancet.

Retinal findings in patients with COVID-19: Results from the SERPICO-19 study
Invernizzi A, Torre A, Parrulli S, et al.

The Lancet, Vol. 395, issue 10237,P1610, May 23, 2020

Alessandro Invernizzi e gli altri ricercatori dell’Unità di Oftalmologia dell’Ospedale “Luigi Sacco” di Milano hanno esaminato il fondo oculare di 54 pazienti affetti da COVID-19 per identificare alterazioni a carico dei tessuti e dell’apparato vascolare retinici e li hanno comparati con quello di 133 soggetti che non avevano contratto l’infezione da SARS-CoV-2.

Nei pazienti COVID-19 sia le vene che le arterie retiniche risultavano dilatate e il grado di dilatazione era correlato positivamente, in misura significativa, al grado di severità della malattia e negativamente al momento di esordio dei sintomi.

Fundus in pazienti COVID-19: A) Vene dilatate (frecce bianche) e vasi tortuosi (frecce nere); B) emorragie retiniche; C) essudati cotonosi. Op. cit.

Questo risultato sembra individuare nella dilatazione dei vasi retinici associata a COVID-19, rilevabile anche con una singola foto del fondo oculare, un importante elemento di valutazione per stabilire la gravità e lo stadio dell’infezione, attraverso il monitoraggio della risposta infiammatoria e/o del danno endoteliale indotti dal SARS-Cov-2.

Si consideri che l’esame del fondo oculare costituisce praticamente un “unicum”, che offre l’opportunità di analizzare i vasi “in vivo”, attraverso l’esame del fondo oculare, che è rapido, non costoso e relativamente non-invasivo.

Non è ancora del tutto chiaro se l’alterazione a carico dei vasi retinici debba essere interpretata come una specifica manifestazione dell’infezione a carico del distretto oculare o una conseguenza dell’infiammazione sistemica indotta dal COVID-19.

Negli stessi pazienti con microangiopatie retiniche sono state rilevate anche altre anomalie quali: emorragie retiniche (9,25%), essudati cotonosi (7,4%) e sviluppo di vasi tortuosi (12,9%).

La successiva attività di ricerca sarà mirata a convertire queste evidenze cliniche preliminari nello sviluppo di un protocollo clinico che possa essere utile ad individuare precocemente i pazienti a rischio di sviluppare la forma severa di COVID-19, proprio partendo dalla precoce rilevazione di anomalie a carico della retina.

Per un quadro completo di questa ricerca potete leggere il testo integrale disponibile online.

Buona lettura

 

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Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile

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