Diagnosi differenziale delle cataratte “bianche”

Le cataratte "bianche" possono costituire una sfida impegnativa: qualche suggerimento per una corretta diagnosi e gestione chirurgica

Quando le opacità del cristallino diventano molto avanzate, il cristallino stesso può assumere una colorazione bianca che blocca del tutto l’ingresso della luce nell’occhio. Queste cataratte “bianche” possono determinare una grave perdita visiva nei pazienti ed impedire agli oculisti un adeguato esame del segmento posteriore dell’occhio.
Le cataratte “bianche” possono essere di complessa gestione per molteplici ragioni e ne sussistono differenti sotto-tipi che dovrebbero essere correttamente individuati per poter affrontare meglio le eventuali difficoltà nel corso della chirurgia della cataratta.

Dense vs soffici
La densità del nucleo può essere molto diversa, con alcune cataratte bianche che risultano soffici, lattiginose e di natura intumescente, mentre altre possono essere dure e simili ad una roccia, con un elevato grado di sclerosi nucleare.
La diagnosi differenziale tra una cataratta bianca densa ed una soffice è importante al fine di definire un programma chirurgico di facoemulsificazione.
Le cataratte bianche dense tendono a svilupparsi nei pazienti più anziani e all’esame con la lampada a fessura è visibile una colorazione dal giallo al marrone verso la porzione centrale del cristallino. La capsula anteriore tende ad apparire relativamente piatta, senza alcuna evidenza di liquido all’interno del sacco capsulare.
Una volta che la capsula viene colorata col colorante trypan blue, la capsuloressi dovrebbe essere praticabile agevolmente, come da routine, con scarso rischio di lacerazioni radiali. Tuttavia, a causa delle densità del nucleo molto probabilmente sarà necessario un grado più elevato di energia ultrasonica del faco e il rischio di un trauma corneale endoteliale o persino di una ustione da faco risulta più alto. Per questi occhi, ricoprire l’endotelio con un viscoelastico dispersivo nel corso della facoemulsificazione e utilizzare modulazioni della potenza ultrasonica può essere utile a ridurre i rischi.

Fig. 1: Cataratte bianche dense. Queste cataratte presentano un significativo grado di opalescenza e densità centrale del nucleo con un aspetto scarsamente lattiginoso e liquido. Notare centralmente le tonalità gialle e marroni nel cristallino (A), con modificazioni corticali (B) e (C). Talvolta il nucleo centrale è molto più opaco della zona periferica della lente.
Fig. 1: Cataratte bianche dense. Queste cataratte presentano un significativo grado di opalescenza e densità centrale del nucleo con un aspetto scarsamente lattiginoso e liquido. Notare centralmente le tonalità gialle e marroni nel cristallino (A), con modificazioni corticali (B) e (C). Talvolta il nucleo centrale è molto più opaco della zona periferica della lente.
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Dr. Carmelo Chines
Direttore responsabile